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Rinascimento marchigiano

A tre anni dal sisma del 2016 tornano nel cratere del terremoto 51 opere d’arte restaurate a cura di Anci Marche e Pio Sodalizio dei Piceni, insieme all’apporto scientifico della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche e al contributo della Regione Marche per le iniziative espositive, la valorizzazione e la promozione del patrimonio culturale.
Per raccontare ed esporre i risultati di questa campagna di restauri una mostra itinerante in tre tappe che prenderà il via proprio nella zona del cratere, ad Ascoli Piceno presso il Forte Malatesta, nei suggestivi ambienti progettati da Antonio da Sangallo il Giovane, presentando una selezione di 37 opere.
La mostra “Rinascimento marchigiano. Opere d’arte restaurate dai luoghi del sismasarà attiva dal 24 Novembre 2019 al 03 Novembre 2020 e rappresenta un viaggio nella religiosità popolare marchigiana attraverso un affascinante percorso stilistico e iconografico. Manufatti che “vanno dal ‘400 al ‘700, alcuni dall’alto valore devozionale e non storico-artistico ed altre invece dal grande valore storico-artistico”, come spiega il curatore Stefano Papetti. Tra questi ultimi crocifissi lignei e vesperbild di ambito tedesco, che ancora oggi si trovavano all’interno delle chiese per essere oggetto di preghiera da parte dei fedeli. Non mancano però nomi importanti come Jacobello del Fiore con la serie delle Scene della vita di Santa Lucia provenienti dal Palazzo dei Priori di Fermo, Vittore Crivelli con la Madonna orante, il Bambino e angeli musicanti di Sarnano, di stessa provenienza le due predelle di Vincenzo Pagani e la Crocifissione di Stefano Folchetti, Cola dell’Amatrice di cui spicca la Natività con i santi Gerolamo, Francesco, Antonio da Padova e Giacomo della Marca dalla sacrestia della Chiesa di San Francesco ad Ascoli Piceno. E ancora da Roma Giovanni Baglione e il Cavalier d’Arpino, e Giovanni Serodine che dalla Svizzera seguì nella capitale l’esempio di Caravaggio. Tutti autori di indubbia fama che nelle Marche sono nati o che vi hanno soggiornato e che hanno contribuito a modificare la geografia della Storia dell’Arte.