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Luca Orsini e l’ordine delle cose

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere di fine anno con il cantautore ascolano Luca Orsini. Riordinato le numerose cose, le esperienze e gli eventi realizzati in questo 2018 ed immaginato tutte le idee per il prossimo 2019.
Operatore sociale e musicale a sostegno degli affetti dal Parkinson, dopo aver festeggiato i dieci anni dal suo primo EP autoprodotto, nel 2018 arrivano nuove grandi soddisfazioni. Tra queste il successo sul palco del MEI con la vittoria del contest iLiveMusic, la più importante manifestazione dedicata alla musica indipendente italiana.

Luca Orsini in tre aggettivi?
Curioso, inquieto, pignolo

Come definiresti la tua musica?
Non mi piace definire la mia musica. Ho collaborato con musicisti di estrazione diversa. Nell’ambito del cantautorato e del rock, quello che sto facendo adesso sta prendendo una piega decisamente latina.

Dal 2007 data del tuo primo EP a questo fine 2018, anno della consacrazione con il premio iLiveMusic, come è maturata la tua figura professionistica?
Nel 2007 avevo una line-up molto numerosa, con musicisti presi in prestito dalle bande locali. Con risultati discutibili cercavo di scrivere tutto per tutti. Proporre una formazione del genere per l’attività live è difficilissimo, per questioni legate anche all’organizzazione e al budget. Oggi mi piace girare in quartetto, e apprendere il più possibile dai musicisti coi quali ho il piacere di collaborare.

Che emozione hai provato ad essere premiato al MEI Meeting degli Indipendenti? 
Nei primi anni Duemila raggiungere Faenza per il MEI era una specie di viaggio della speranza. Si andava cercando di farsi produrre il disco da qualche etichetta indipendente. Non conoscevamo quel mondo, e non lo conosco bene neanche ora. Tornare da vincitore è stato senza dubbio soddisfacente.

L’artista o la band con la quale hai già condiviso piacevolmente il palco?
Ho avuto il piacere di aprire i concerti di molti artisti. Mi vengono in mente gli Area ai quali ho aperto un concerto in occasione del Maremoto Festival, qualche anno fa; questa estate invece ho diviso il palco con Domenico Imperato, un cantautore abruzzese che reputo molto bravo e che sta promuovendo un disco bellissimo. In entrambi i casi è stato molto emozionante.

“L’ordine delle cose gambere” è l’ultimo tuo lavoro discografico. Cosa vuoi trasmettere con questa produzione?
E’ un disco piuttosto leggero, in contrasto coi tempi che stiamo vivendo. Il messaggio in sostanza è “Sono tornato e voglio suonare!”

Sei anche un operatore sociale e utilizzi la musica come strumento di aggregazione; ci racconti brevemente il tuo nobile intento del 2016? 
Ho registrato un EP con un coro composto da persone affette dal Morbo di Parkinson. E’ stata un’esperienza che mi ha arricchito moltissimo. Mi piacerebbe ripetere questa esperienza, sto cercando di organizzarmi in questo senso.

Progetti per il 2019?
Suonare tanto in giro, e un altro EP in primavera.

Leggi anche l’articolo dedicato a Luca Orsini nella nostra versioen cartacea: https://www.piceno33.it/dicembre-2018.html